Ghostrunner – Recensione
Ne abbiamo parlato già qui su Gameshelp, nella nostra guida al platino, ma ora è arrivato anche il momento di giudicare in questa recensione quel che ha da offrire Ghostrunner. Si tratta di un prodotto che parla a un pubblico ben preciso: è dedicato ai gamer hardcore che apprezzano particolarmente quei giochi punitivi dove precisione e tempismo sono tutto. Ogni errore, infatti, lo pagheremo caro e non sarà per niente difficile sbagliare: cadremo, verremo colpiti dai nemici o toccheremo degli oggetti che provocano la morte istantanea. Andiamo, però, ad approfondire Ghostrunner, nella nostra recensione!
Difficile per tanti motivi
Ghostrunner è un titolo in prima persona e noi vestiremo i panni di una sorta di samurai futuristico armato solamente di una katana, ma con la possibilità di sfruttare delle capacità extra come rallentare il tempo o spostarci velocemente in aria. Il gioco si compone di una serie di livelli, durante i quali dovremo uccidere tutti i nemici per aprirci il passaggio che conduce a quello successivo. Nel mezzo avremo una “voce“ nella testa che inizialmente ci spiegherà le basi del gioco, fornendoci una sorta di tutorial e, successivamente, ci svelerà la trama dietro l’intera opera.

Ghostrunner è un titolo difficile e lo è per tanti motivi. Innanzitutto, i movimenti, perché dobbiamo arrampicarci, saltare, correre sui muri con la giusta angolazione e coordinazione. Calibrare male uno di questi elementi equivale a morte sicura e, se abbiamo dei nemici davanti a noi, non possiamo stare fermi, ma nemmeno muoverci troppo per non cadere. Ci vorrà, inoltre, un po’ anche per trovare il set di comandi che più ci aggrada, dal momento che dovremo usare in maniera coordinata buona parte dei pulsanti presenti sul controller.
Un colpo per vincere, un colpo per perdere
Ghostrunner è complicato perché noi abbiamo una spada e la possibilità di usare i nostri poteri, mentre i nostri avversari possono usare armi dalla lunga distanza (ci sono anche cecchini) o contare su scudi protettivi di vario genere. Ci saranno momenti in cui saremo circondati dai nemici e, complice anche la visuale limitata della prima persona, capiremo poco e niente di ciò che ci circonda, fra corpi squartati, sangue sul nostro schermo e laser in arrivo.

Il tutto è “aggravato” dal fatto che per morire ci basterà essere colpiti, non importa da chi o da cosa. Non c’è, infatti, un sistema di HP, non ci sono nemici che fanno poco danno. Chiunque sarà letale, ma è anche vero che lo saremo pure noi. Tutto ciò non è il massimo però, visto che siamo praticamente soli contro tutti. Oltre ai nemici fisici, poi, dovremo lottare spesso anche con l’ambiente circostante, pieno di trappole: le uniche cose che non ci uccidono sono praticamente solo le piattaforme orizzontali e i muri che possiamo scalare.
Per fortuna ci sono i checkpoint!
Di buono però c’è che l’esperienza, per quanto possa essere frustrante per l’utente medio, almeno è veloce perché riesce ad azzerare i caricamenti dopo ogni morte. I checkpoint, in genere, sono vicini ai punti critici, facendo sì che si possa riprendere esattamente da dove si era finito nel giro di pochi attimi. Non è per niente difficile capire dove andare né il come, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, visto che poi queste cose le dovremo fare nella pratica, che si dimostrerà sempre più tosta della teoria. La musica molto “cyberpunkeggiante“ però ci gaserà moltissimo facendoci sembrare possibile anche l’impossibile. Senza scordarci però che, in ogni caso, moriremo un sacco di volte (lo avevo detto? È bene ripeterlo).

Al termine di ogni livello avremo modo di vedere quanto ci abbiamo messo e quante volte siamo morti e questo rende il titolo rigiocabile, visto che vorremo fare sempre meglio e, data la difficoltà, avremo ore e ore (e ore) da spendere anche dopo averlo terminato. In fase di recensione, questo aspetto è molto importante visto che Ghostrunner aumenta la propria longevità in maniera indefinita.