Battletoads – Recensione
1994. Vi dice nulla questo periodo? Se siete giocatori di vecchia data, probabilmente starete pensando alla versione arcade di Battletoads. Dopo ben 26 anni, i rospi forzuti concepiti da Rare sono tornati con un nuovo capitolo, realizzato in collaborazione con Dlala Studios e pubblicato da Xbox Game Studios. Ciò che fece diventare memorabile la serie negli anni ’90 fu il suo stile comico e ricco di azione unito a un livello di sfida eccezionalmente alto, tanto che il primo titolo della serie è ancora oggi definito come uno dei videogiochi più difficili mai creati. Il ritorno dei Battletoads nel 2020 sarà altrettanto memorabile? Scopriamolo subito nella nostra recensione.
Vi ricordiamo che Battletoads è disponibile su Xbox One e Windows 10, mentre per l’acquisto potete rivolgervi al Windows Store (con supporto a Xbox Play Anywhere) o a Steam. Il titolo è incluso in Xbox Game Pass. La risoluzione 4K è attivabile su PC e Xbox One X. La versione testata è quella del Windows Store su PC con la seguente configurazione: Intel Core i7 7700, NVIDIA GeForce GTX 1070, RAM DDR4 da 16 GB e gioco installato su HDD Hitachi HGST da 7200 RPM.
Fai (ri)fiorire la fantasia
Il gioco si apre con un livello introduttivo che profuma di videogioco arcade anni ’90: ci accoglieranno un’ambientazione futuristica ricca di luci al neon e orde di nemici che ci ricordano proprio come quelle del cabinato Battletoads Arcade. Dopo aver schiaffeggiato qualche nemico e aver capito a malapena le meccaniche di combattimento nelle discrete indicazioni del tutorial, ecco arrivare, senza tanti preavvisi, il primo boss, da sconfiggere rigorosamente in tre fasi. Come fosse un inizio in medias-res, i Battletoads affrontano una delle loro ennesime battaglie, finché qualcosa non li riporterà con i piedi per terra, dando il via alle bizzarre avventure in cui guideremo i rospi nerboruti. L’elemento lodevole della spassosa trama non è tanto la comicità dissacrante o i simpatici intermezzi animati (doppiati in inglese, ma con sottotitoli in italiano), quanto il fatto che il gioco ha la consapevolezza del periodo storico-videoludico in cui è uscito. Siamo in un’epoca di transizione, in cui gli sviluppatori ricevono le pressioni dal pubblico per creare esperienze uniche ma, al tempo stesso, i giocatori si trastullano nei remake dei loro videogame preferiti da bambini.

La meta narrazione di Battletoads parte proprio da questo dilemma: come è possibile per tre vecchie glorie del passato uscire dal limbo della nostalgia e proiettarsi verso nuove esperienze videoludiche? Il titolo riesce nel difficile scopo di mettere a loro agio i vecchi giocatori e, al tempo stesso, di incuriosire e divertire le nuove generazioni. Non lo fa in maniera epica e urlata, quanto con una buona dose di umiltà e tanta auto ironia, come evidenziato nel corso della narrazione con alcuni riferimenti alla cultura videoludica e all’industria dell’intrattenimento (un’esclusiva Microsoft che prende in giro lo Zune è un’improbabile, ma divertente chicca). La scanzonata e vibrante atmosfera del gioco viene enfatizzata da un gradevole comparto visivo in stile cartoon, che ricorda per certi aspetti quello di Rayman Origins. Le azioni e i movimenti dei personaggi sono espressi da animazioni dettagliate e fluide, nonché esagerate, e in grado di restituire un buon feedback. mentre l’estensivo ma sapiente uso del parallasse dona molta profondità alle ambientazioni, realizzate mischiando elementi tridimensionali e bidimensionali. Azzeccata anche la colonna sonora prevalentemente rock, in grado di fornire il mood perfetto per contestualizzare le scazzottate e le frenetiche azioni dei tre protagonisti.
Allora è così che funziona
«In questo gioco, il genere del gameplay cambia in continuazione, e non sai mai cosa ti capiterà nel livello successivo.». Così si apre l’inusuale blocco di testo che accompagna le impostazioni dei comandi in Battletoads. «[…] Se preferisci, puoi riassociare lo schema attuale dal menu di pausa quando raggiungi un nuovo livello, così da evitare possibili spoiler». È curioso il fatto che gli sviluppatori si preoccupino di non anticipare le meccaniche videoludiche ai giocatori, ma in effetti hanno ragione: chi compra Battletoads si aspetta un classico beat ‘em up, quando invece ci si ritrova fra le mani un curioso mix di generi arcade. Non entreremo nei dettagli delle tipologie di livelli per rispettare la volontà dei creatori, ma, se non volete assolutamente alcuna anticipazione, saltate il prossimo paragrafo.

Nel corso dei quattro atti di cui è composto il titolo, il ritmo di gioco viene scandito da fasi ben precise (leggasi “livelli”) al termine delle quali si riceve una valutazione numerica. Nelle prima metà della storia, le fasi principali in stile beat ‘em up si alternano in maniera equilibrata alle varianti di gameplay, costituite da minigiochi casual e da livelli alla guida di singolari veicoli. Nella seconda metà di gioco, però, si sente l’esigenza di restituire più spazio alle fasi beat ‘em up: i livelli di tipo platform e twin stick shooter sono una componente gradita, eppure sono troppo concentrati. La curva dell’intrattenimento avrebbe giovato di un maggior numero di livelli, consentendo una migliore distribuzione delle tipologie di gameplay. L’aggiunta di un quinto atto, in tal senso, avrebbe potuto equilibrare il tutto.
Zuffe spaziali
Nonostante la disposizione dei livelli, il titolo riesce a divertire sempre, grazie a meccaniche di gioco semplici e ben contestualizzate. Alcuni minigiochi ci sono sembrati ben poco chiari all’inizio, al contrario, il gameplay delle fasi picchiaduro viene spiegato un poco alla volta tramite brevi istruzioni in stile tutorial. Le mosse a disposizione sono svariate ma non troppe, una buona via di mezzo per non sopraffare il giocatore più casuale senza annoiare quello più esperto, il cui punto di forza è la flessibilità con cui si possono concatenare, dando luogo a strategie di risoluzione degli scontri personalizzate. Una lista di mosse per ognuno dei tre protagonisti sarebbe stata molto gradita, anche se la sensazione è quella di un invito a sperimentare senza binari precisi. Nel complesso, il combat system non è molto articolato, ma sufficientemente stratificato da richiedere una buona dose di impegno. La relativa semplicità delle meccaniche è bilanciata da uno studio dei livelli di ottima fattura, dove ogni nemico, ostacolo o burrone è posizionato in maniera sempre interessante e con il giusto grado di sfida.

L’elemento di spicco di Battletoads, che enfatizza notevolmente le sue caratteristiche positive, è la profonda integrazione del multiplayer, esclusivamente locale. Potremmo dire che il gioco è costruito sul multigiocatore: l’idea è di ricreare l’esperienza dei cabinati arcade, in cui si gioca con un gruppo di amici gomito a gomito e con il massimo della dinamicità (basta premere un tasto per unirsi alla partita). Ciò si nota sia dalla struttura degli svariati minigiochi, in cui a ognuno spetta un compito differente, sia dal grande spazio disponibile nei livelli beat ‘em up. Questo spiega anche il tempo necessario per terminare il gioco, relativamente breve: 3-5 ore, sostanzialmente un pomeriggio o un dopo cena inoltrato. Ciò non significa che l’esperienza in single player sia negativa, al contrario, gli sviluppatori hanno ottimizzato tutte quelle sessioni che richiedono la collaborazione di più giocatori per renderle divertenti anche per il player solitario. È naturale che il massimo del divertimento (e della “caciara”) si raggiunga con gli amici, per questo vi consigliamo di fare una prima partita in compagnia e, in seguito, un secondo giro in solitaria per approfondire le dinamiche del gioco e dare la caccia a collezionabili e obiettivi Xbox: in tal modo, dovreste garantirvi circa una ventina di ore di divertimento. Se vi dovesse servire un aiuto, abbiamo scritto per voi la guida agli achievement.
Indesiderabili
Difficile trovare dei difetti gravi in Battletoads, considerando anche il competitivo prezzo budget con cui viene proposto negli store. I più esperti del genere potrebbero sostenere che il gioco non è abbastanza difficile, anche al massimo della difficoltà, vuoi anche per la presenza di numerosi check-point. Bisogna capire che la destinazione di questo titolo è il salotto di casa, non la sala arcade di pochi decenni fa, dove l’elevato grado di sfida era giustificato da una partita breve, ma ad alto tasso di adrenalina, nonché di gettoni. Noi abbiamo apprezzato il bilanciamento della difficoltà, capace di tenere impegnato il giocatore con un classico sistema di trial and error senza frustrarlo con punizioni del tipo ricominciare un livello dall’inizio.

Nella versione PC, abbiamo notato qualche piccola incertezza tecnica: quando avvengono degli importanti cambi di stato (esempio: compaiono nuovi nemici), si verificano dei microblocchi della durata di qualche fotogramma. Nulla di grave, ma ogni tanto ciò causa distrazione, portando a un blocco dell’azione di gioco. Inoltre, nonostante il V-Sync attivo, i video animati soffrono di un leggero screen tearing e i sottotitoli a volte non sono sincronizzati correttamente con i dialoghi. A voler essere pignoli, alcune stringhe di testo presentano errori di impaginazione (numero di caratteri superiore alla larghezza del box di testo) e le impostazioni che consentono di modificare la visualizzazione in finestra o schermo intero sono ambigue. Bug o crash completamente assenti, a conferma della buona realizzazione tecnica del gioco (per esempio, la ripresa dall’ultimo check-point è quasi istantanea).